In tempo di coronavirus l’aspetto positivo è trovare le chiese con le porte spalancate. Le chiese restano comunque dei musei senza ticket d’ingresso. Si sono difese con telecamere e allarmi da malintenzionati o da sbadati come me che per fotografare una Santa Cecilia suonatrice d’organo nella Chiesa di Miragolo San Marco ho fatto partire l’allarme.
Partiamo dal basso, da Zogno con prima tappa a Grumello de’ Zanchi. E subito è meraviglia per una chiesa che sembra fuori luogo tra una manciata di case. Ingiustificata se non si tiene conto del passato e della medievale via Mercatorum che correva non sul fondo valle – come la Priula dopo il Cinquecento – ma a mezza costa, univa Stabello, Poscante, poi Endenna, per raggiungere la Valseriana attraverso Selvino o Salmeggia. E’ una chiesa di una certa sontuosità, tutta affrescata, con opere che si sono aggiunte nei tempi e hanno riempito spazi e angoli, un polittico ben esaltato da un altare marmoreo al posto della cornice originale, statue, stucchi dorati, tele raffiguranti episodi evangelici, ad ammaestramento dei fedeli, come La presentazione di Maria al Tempio , La disputa di Gesù adolescente tra i dottori del tempio e La cacciata dei mercanti dal Tempio. Sul campanile la statua della Madonna cui la Chiesa è dedicata.
Anche la Parrocchiale di Endenna è sotto il patrocinio di Santa Maria Assunta. L’affresco centrale del soffitto ritrae gli Apostoli lietamente sorpresi con gli sguardi rivolti verso l’alto oppure in basso al sepolcro vuoto, sottolineando l’evento miracoloso con i gesti della mano. Mistero chissà quante volte spiegato dai vari predicatori succedutisi a celebrare la festa di mezzo agosto: la Madre di Gesù pur subendo come tutti il destino di morte è assunta in cielo con il corpo, anticipando la redenzione della carne che sarà dei credenti alla fine dei tempi.
L’edificio, dopo l’ultimo importante rifacimento di metà ‘800, ha un’impronta di stile neoclassico. La luce si diffonde dai finestroni della cupola arricchita di quadrati e rombi in cui sono iscritti motivi floreali. Ma la sorpresa sta nel San Bernardino recentemente restaurato (foto). Si tratta di un trittico attribuito al pittore Giovanni Antonio da Pesaro (1400): il Santo al centro, ai lati la scena dell’annunciazione e due santi. San Bernardino che ha avuto una grande devozione anche nella nostra provincia era nato a Massa Marittima (1380). Rimase presto orfano e fu accolto dai parenti di Siena. Con la peste cambiò vita. Studente all’Università di Siena godeva di un discreto patrimonio ma a vent’anni ci fu il cambiamento: distribuì tutto ai poveri e si fece francescano. La fama fu dovuta alla sua abilità nella predicazione. Divenne un predicatore richiesto. Si adoperò in azioni di pacificazione nelle rivalità e vendette che insanguinavano l’Italia di allora. Ebbe udienza presso i ricchi e i potenti del tempo e si attirò invidie e inimicizie tanto che il Papa Martino V gli proibì di predicare. Rispose tacendo.
Le sue prediche toccavano i problemi sociali del momento quando, tra prestiti e commerci, alcuni accumulavano spropositate ricchezze e molti sprofondavano nella miseria. Ai mali si aggiungevano le carestie e la peste. Sferzava i facili costumi, la moralità dimenticata, le mode, i capricci delle donne emancipate di Siena. Si serviva di esempi, di paragoni, di immagini prese dalla natura, dalla vita quotidiana. La lingua italiana ha trovato in lui un cultore e un maestro da seguire. Anche l’imperatore lo interpellava. Viaggiò continuamente. Fu a Venezia e arrivò alle nostre vallate. Morì sulla via per Napoli, a L’Aquila (1444), dove è sepolto. Nel trittico di Endenna il Santo è raffigurato in una nicchia aurea arricchita di motivi floreali e di gigli, con la faccia asciutta, la barba accennata, un mento sporgente, lo sguardo fiducioso. Nella mano sinistra un libro aperto sulla pagina che inizia con le parole Pater manifestavi nomen tuum (Padre, ho fatto conoscere il tuo nome), la destra ha l’indice puntato verso l’alto. Immancabile il suo simbolo, un sole raggiante.